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Happy #SocialGood Day! [+ 5 video #ict4d che potreste esservi persi]

(Source: purrtastic, via electrosocketblues)

Sorridi, è il Social Good Day!

Oggi non stai perdendo tempo su internet! Stai cambiando il mondo!

Con un po’ più di serietà, questo è il videomessaggio lanciato da Mashable, in occasione del Social Good Summit, evento organizzato all’interno della UN Week per discutere di nuove tecnologie come soluzioni ai problemi globali.

Del summit – in corso fino al 22 settembre a New York – ho già parlato qui.

Invece, per celebrare questa giornata in onore di internet come motore di cambiamento sociale, vi propongo una top 5 dei video che mostrano le rivoluzioni più significative nell’uso della tecnologia per l’innovazione sociale:

5) Games 4 Change – i videogame per salvare il mondo #socialgaming (via Wired Italia)

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=fL9R6_IFGJU&w=560&h=315].

Il social gaming è una delle nuove declinazioni del web per incentivare i giovani a occuparsi di temi quali l’ambiente, l’economia e i diritti umani in modo divertente. Chi crede che passare ore e ore ai videogiochi sia controproduttivo, dovrebbe calcolare il  guadagno di una causa fundraising sostenuta da Zynga per lo tsunami in Giappone, ad esempio.  Su Wired Fabio Deotto ha spiegato bene di cosa stiamo parlando:

Il social gaming si sta rapidamente imponendo come uno dei settori più remunerativi del business online, e si valuta che il suo giro d’affari per il 2011 toccherà quota 1 milardo di dollari.

Questo è il trailer di “The Curfew”, un videogioco sul tema della povertà, l’immigrazione e la sicurezza dei cittadini. La voce narrante inizia con una storia che sembra tratta dalle notizie di questi giorni: “Il collasso del sistema bancario internazionale ha portato a una lunga e profonda recessione…”. Riusciranno i protagonisti della storia a riportare pace e stabilità nel mondo? The Curfew è stato nominato per la miglior sceneggiatura dell’anno ai Writers’ Guild Awards 2011

4) Le donazioni di microcredito online attraverso il sito di Kiva.org, dal 2005 al 2011 (via Mashable)
[vimeo http://www.vimeo.com/28413747 w=400&h=225]

Kiva è un sito internet nato nel 2004 con l’idea di fornire microcrediti dai paesi occidentali a quelli del Sud del mondo finanziando grandi progetti con piccole somme: in pratica, Kiva mette in comunicazione diretta i donatori con i beneficiari attraverso internet. E mentre Google e Facebook moltiplicano gli strumenti per facilitare le donazioni online da parte degli utenti (ma solo per le ong registrate negli Stati Uniti), ieri alla prima giornata del Social Good Summit l’americana Charity: Water ha affermato che ben 73% del suo fundraising arriva dalle donazioni su internet.

Fundraiser italiani prendete spunto!

3) Can You Solve This? Codici a barre per la democrazia (via Mashable)

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=6dFaxOdbt_Y&w=560&h=315]

I codici QR per aiutare la democrazia i Iran. L’avreste mai detto? Io no, anche perché li consideravo solo un modo semplice e veloce per raggiungere i link suggeriti da riviste cartacee e da siti turistici (a Glasgow ma anche a Torino, ad esempio).

Questa organizzazione per i diritti umani invece ha iniziato a usare i codici a barre per sensibilizzazione sul problema della disuguaglianza nell’educazione in Iran. Con i codici QR stampati su adesivi, t-shirt, manifesti e marciapiedi si spera di attirare la curiosità e l’interesse delle persone a condividere il video e a inviare una petizione al proprio governo. Il titolo della campagna “Puoi risolvere questo?” ha un doppio significato: fa riferimento sia al codice a barre utilizzato per indirizzare alla pagina web, sia al problema della disuguaglianza.

2) 10 tattiche di mediattivismo per i diritti umani (via Global Voices IT)

[blip.tv http://blip.tv/play/AYGkpX8C]

Il trailer di questo webdocumentario in dieci capitoli è l’emblema di quello che il 2011 ha rappresentato per i cyber-attivisti: un anno di lotte e conquiste in cui, finalmente, il lungo lavoro di relazioni e di incontri durante i mesi precedenti alle proteste di piazza, ha portato al meritato successo, almeno dal punto di vista della visibilità dei movimenti.  Spiega su Global Voices Tanya Notley, coordinatrice del progetto:

“Il video e le schede forniscono quel tipo di informazione approfondita a cui in genere non si ha accesso. Gli intervistati hanno illustrato i costi della loro azione di info-attivismo, quali gli strumenti utilizzati, quali le capacità richieste, quale il contesto locale e hanno spiegato esattamente come sono andate le cose. Tutte queste informazioni possono essere usate da altri per sviluppare proprie idee e azioni.”

1) Lo stato della diffusione del mobile in Africa nel 2011 (via WhiteAfrican)

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=5kamlf-uAHU&w=420&h=315]

Si dice sempre che il mobile sia il futuro. In Europa, sì, sarà il futuro. In Africa è il presente, così presente che la più importante applicazione mobile di mappatura sociale delle aree di crisi, Ushahidi, è stata sviluppata in Kenya nel 2008. Se prendiamo la fetta di mercato di Nokia in Medio Oriente sia in Africa, sono 21,8 milioni i dispositivi venduti in totale, occupando il 51% del mercato regionale.  Samsung, ha venduto “solamente” 6,3 milioni di unità, mentre RIM (terza) ha raggiunto i 2,4 milioni di vendite, raggiungendo rispettivamente il 14,8% ed il 7,8% del mercato.

Secondo il rapporto del McKinsey Global Institute l’Africa offre il più alto tasso di rendimento sugli investimenti. Le risorse naturali rappresentano solo il 24% della crescita del PIL del continente, le telecomunicazioni sono già il 10%. Inoltre, sempre in Kenya, il sistema MPesa, per il trasferimento di denaro lanciato dal gestore Safaricom, viene usato da oltre metà degli utenti di telefonia mobile nel paese.

Il prossimo Social Good Summit? A Nairobi.

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