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Cotonou, c’è posta per Snowden

Benvenuti al Cyber Felicité, 18 postazioni internet, 40 gradi e una media di 5 minuti per pagina web caricata.

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In realtà non vi sto raccontando tutta la verità. Prima di deprimerci per l’ennesima “coupure” di corrente a metà del pomeriggio, la connessione è stata abbastanza veloce da permettere a due gruppi su quattro di caricare dei brevi video su Youtube. E alla fine della giornata ogni gruppo di prof aveva completato il task assegnato pubblicando il primo articolo del progetto Parlez Vous Global. Si impara – molto lentamente – la virtù della pazienza e quando la tecnologia non funziona “la pause s’impose”. E chi sono io per impedire una sana pausa caffè?

Connessione 1.0, utenti 3.0

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Ma la vera sorpresa è stata la prima giornata di formazione. Mentre in Uganda i professori che usavano per la prima volta internet avevano chiesto di cercare su Google la parola “corruzione”, qui una parte degli insegnanti mi ha fatto moltissime domande sulla questione della privacy e dei dati che rilasciamo iscrivendoci ai servizi online. Quando ho accennato alle rivelazioni di Snowden sul sistema di spionaggio degli utenti dell’Nsa, hanno voluto approfondire l’argomento, di cui comunque avevano già letto sui giornali, online e offline. Poi si è sollevato un dibattito sul problema della verifica delle informazioni su internet, sulle possibilità di manipolazione e il controllo delle fonti. È stato un ottimo inizio, anche perché i prof dovranno accompagnare gli studenti in un percorso di apprendimento dell’uso dei nuovi media per trattare un tema delicato come la migrazione, e questo approccio critico li aiuterà sicuramente.

…ma Edward Snowden e Julian Assange hanno mai provato a chiedere asilo politico al Benin?