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Non profit e social media: 12 errori da evitare

Heather Mansfield è l’autrice del libro Social Media For Social Good e blogger del seguitissimo Non Profit Tech 2.0.

Più sei aperto al cambiamento più cose potrai fare. Essere flessibili è la chiave”.  Non c’è spazio sui social media per chi non sa adattarsi ad un mondo digitale che cambia di continuo. Il pericolo è proprio quello di impostare una strategia sui social media nel modo sbagliato e commentere i fatidici 12 errori segnalati da Heather Mansfield in un webinar gratuito dal titolo “I 12 errori più comuni delle non profit sui social media”.

“Più sei aperto al cambiamento più cose potrai fare. Essere flessibili è la chiave”.  Non c’è spazio sui social media per chi non sa adattarsi ad un mondo digitale che cambia di continuo. Il pericolo è proprio quello di impostare una strategia sui social media nel modo sbagliato e commettere i fatidici 12 errori segnalati da Heather Mansfield.

Quali sono?

Eccoli:

1. Se non hai un ottimo sito 1.0 integrato con le nuove applicazioni sociali 2.0 la maggior parte del tuo lavoro online è inutile. Non deve mancare il bottone “Dona ora” in tutte le pagine, la possibilità di iscriversi alla newsletter e l’integrazione con i social network.

2. Non hai mai investito in grafica e design. Il modo in cui le persone usano il web oggi penalizza chi non ha un buono studio di grafica dietro la propria immagine coordinata. La prima impressione, la prima visita sul vostro sito è quella che conta.

3. Il contenuto che posti è noioso. Per la maggior parte del tempo scrivi cose tipo “Dona ora per i nostri pozzi in Africa” – “Dona ancora per questa emergenza” o riempi di hashtag aggiornamenti di Twitter noiosi. I social media sono fatti per raccontare storie, per dimostrare “come e perché” le persone dovrebbero donare. Fai vedere quello che è stato fatto, che è stato donato: la regola è motivare e ispirare le persone.

4. Diffondi contenuto automatico per ogni tool: non c’è nulla di “sociale” in questa pratica. E’ sbagliato. Diminuisce i commenti e i like del 70%. Ogni social network ha il suo linguaggio e la sua audience.

5. Non conosci tutte le possibilità che gli strumenti del web ti offrono. La Mansfield consiglia di esplorare gli strumenti e le applicazioni disponibili per ogni social network, molti non vanno nella “edit page” di Facebook e non sanno quante possibilità si persono. Così come molti (su, alzate la mano) non hanno mai usato le liste di Twitter…

 6. Per l’aggiornamento dei social network dipendi solo da personale volontario o da statgsti: se è così devono essere almeno molto formati. I migliori social media manager hanno anni di esperienza dell’uso del web.

 7. Non sei un “early adopter”. I follower invece aumentano soprattutto in questa fase di novità dei social media. Un esempio in cui buttarsi ora è Pinterest. Anche se non vuoi usarli, proteggi il tuo brand registrando l’account.

 8. Non avere un blog. Il pezzo mancante di molte campagne sociali secondo Heather Mansfield e io sono d’accordo.

 9.  Non costruisci attivamente una libreria digitale. Devi avere a disposizione una serie di video, foto, post, da usare di continuo o almeno dei sapere dove trovarli. Il social media manager è il “reporter” della causa sociale di una non profit.

 10. Non programmare realisticamente il tempo da trascorrere ad aggiornare ogni social media. Questo è lo schema ideale di programmazione oraria consigliato da Heather.

11. Ignorare il mobile web. Almeno controlla come appare il tuo sito su uno smartphone per aggiunstarne il design.

 12. Non rintracciare le statistiche di followers, fan e “mi piace”. Devi trovare il tempo e il modo di analizzare i risultati della tua strategia, sia per dimostrare al tuo capo che funziona, sia per verificare se devi attuare qualche cambiamento o inversione di rotta nel modo in cui usi i social network.

 Questo articolo è stato pubblicato anche su Volontari per lo Sviluppo