Chi sono?

Sono giornalista, divulgatrice e scrittrice.

Scrivo ogni settimana su SkyTg24 Insider, e collaboro con diverse testate, tra cui «L’Indiscreto», «Internazionale» e «La Stampa», per cui curo la rubrica Data Storie. Nel blog Aula di Scienze di Zanichelli ho un blog di alfabetizzazione ai dati rivolto a docenti e studenti delle scuole secondarie.

Sono socia e attivista dell’associazione Ondata, che promuove l’apertura e l’accessibilità dei dati pubblici.

Faccio parte del comitato scientifico del report Indifesa dell’ong Terre des Hommes.

Sono docente a contratto per l’università IULM di Milano e per l’università della Svizzera Italiana a Lugano. Insegno anche una materia bellissima, Etica dei dati, al Master di Archittetura delle Informazioni (sempre a IULM).

Mi trovi anche al Master di giornalismo di LUISS con lezioni di giornalismo dei dati e tengo un corso di Data Storytelling per la Scuola Holden.

Ho scritto tre libri per il grande pubblico, l’ultimo è Quando i dati discriminano (Il Margine 2024). Ma ho collaborato anche con le case editrici Erickson e Rizzoli education per un volume sulla data literacy che oggi è adottato dalle scuole secondarie inferiori insieme al libro di testo “Fenomeni. La scienza che sorprende“.

Per il mio approccio accessibile e inclusivo nella divulgazione della cultura dei dati, sono stata definita una “data humanizer”.

Credo che l’intelligenza artificiale e gli algoritmi siano più umani di come vengono raccontati: per quello mi piace fare divulgazione accessibile e inclusiva con video, talk e corsi sul tema, portando sempre al centro l’idea che i dati non sono neutri, ma sono costrutti sociali e il modo in cui li trattiamo possono cambiare i risultati che otteniamo (e, nel piccolo, anche la società in cui viviamo).

Come sono arrivata ai dati?

Sono laureata in Relazioni internazionali e tutela dei diritti umani perché uscita dal liceo avevo voglia di esplorare il mondo e raccontarlo, imparando a conoscerlo meglio con i miei studi. Sono stata fortunata: dopo la laurea ho cominciato a lavorare per un mensile che si chiamava Volontari per lo Sviluppo e che mi ha dato modo di scrivere di luoghi e di esperienze che mi hanno fatto crescere anche dal punto di vista professionale.

Per un anno, nel 2012, ho studiato come le organizzazioni non governative usano i social media per comunicare e ne è uscito fuori un ebook con indicazioni molto pratiche che sono valide ancora oggi, dopo sei anni. Il motivo è che l’assunto di base su come stare online si basa sulla capacità di comprendere il contesto e i tuoi interlocutori, a prescindere dagli strumenti a disposizione.

Da Volontari per lo Sviluppo è nata l’esperienza di ONG 2.0, un progetto di scuola di formazione sulle nuove tecnologie dedicato al mondo non profit, a cui ho lavorato dalla sua fondazione fino a quando non mi sono trasferita a Roma nel 2014, per entrare nella redazione di Internazionale. Nel mio percorso da giornalista ho collaborato anche con Vita Non Profit, Wired, Il Sole 24 Ore.

E poi sono stata consulente di Change.org e Produzioni dal Basso dove mi sono specializzata in campagne di attivismo digitale e crowdfunding.

Ho anche co-fondato e diretto per quattro anni la Dataninja School, la prima scuola online sui dati in Italia.

Data lover since 2014

Scrivevo di open data per la cooperazione già quando lavoravo per Ong 2.0. Nel 2014 ho partecipato al progetto di formazione sui dati del quotidiano La Stampa e la mia squadra Viz & Chips ha vinto la challenge finale con un progetto dedicato ai Mondiali di Calcio (la World Data Cup, si vede ancora qui). Poi abbiamo anche vinto il contest Istat per usare i dati del censimento Industria e Servizi 2011.

Ho scritto di dati e cooperazione per Vita non profit tra il 2015 e il 2016.

Ho organizzato il primo hackathon per la cooperazione internazionale all’Internet Festival di Pisa nel 2015.

Data Content Creator

Mi trovi spesso su Instagram dove #tispiegoildato dall’attualità ai concetti di base, convinta che tutti possano diventare literate ma soprattutto appassionati di dati per capire meglio l’attualità e il mondo che ci circonda.

Ogni settimana mando una newsletter con le mie riflessioni su dati, algoritmi e tecnologia con un approccio femminista intersezionale, puoi iscriverti subito a questo link. La leggono più di 9mila persone.

Perché iscriverti?

Perché non ci troverai mai espressioni come “la neutralità dei dati”, “data driven”, “i dati sono il nuovo petrolio”, ecc. Non credo alla superiorità dei dati rispetto ad altre fonti di informazione o come strumenti decisionali.

Dietro ai dati – alla tecnologia, agli algoritmi – ci sono le persone.

Data Feminism

Mi definisco una femminista dei dati perché questo approccio ci aiuta a esaminare in modo critico i dati e la tecnologia. Si basa sul femminismo intersezionale, quindi guarda all’intera società e a come funzionano potere e privilegio.

Si chiede: chi ha il potere e il privilegio di muovere le cose? Come possiamo dimostrare con i dati che ci sono ingiustizie e iniquità che andrebbero corrette? Queste ingiustizie colpiscono una parte della popolazione in base al sesso, al genere, alle condizioni economiche o fisiche, alla provenienza geografica… Il femminismo dei dati non va a influire su una sola categoria di persone, ma le ritiene tutte interconnesse.

Dunque se si migliora qualcosa, ad esempio il divario di genere, è l’intera società a migliorare sia dal punto di vista economico che da quello della salute collettiva. Il data feminism invita a prendere in considerazione i limiti dei dati per verificare che in ogni fase di costruzione di un progetto basato sui dati questi vengano risolti o almeno esaminati.

Se vuoi saperne di più ne ho parlato in un’intervista su Vanity Fair e nel mio TED Talk a Cuneo.

Riproduci video

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Una cosa che ripeto sempre è: i dati non sono… neutri!

Per organizzare talk, eventi, corsi o produrre contenuti che umanizzano e spiegano i dati e la tecnologia.

Per gli eventi devi contattare la mia agenzia Elastica, per i libri invece il riferimento è Italian Literary Agency.